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11/05/11

Aprirsi è meglio


Nell'accoglienza è la piena realizzazione della famiglia

La famiglia è di per sé "esperienza di solidarietà", e si esprime ancora meglio quando i coniugi "si aprono alla generazione" e all'accoglienza, portando "strutturalmente" questa solidarietà nella società. Le parole di don Silvio Longobardi, fondatore di Progetto Famiglia onlus (www.progettofamiglia.org), mostrano l'intento della "Settimana del diritto alla famiglia", che si è aperta con un convegno nazionale lunedì 9 a Salerno e proseguirà attraverso iniziative in 8 regioni italiane, per poi chiudersi a Nomadelfia il 15 maggio, "Giornata internazionale della famiglia". "Sentiamo fortemente la responsabilità che i minori cittadini italiani non siano 'cittadini minori', privati del vedere l'esigibilità dei propri diritti", ha sottolineato il presidente nazionale della rete di famiglie affidatarie e solidali che fanno parte di Progetto famiglia, Marco Giordano, ricordando che "la risorsa famiglia è capace di accoglienza se non resta isolata, ma è inserita in un cammino insieme ad altre famiglie". Concetto ripreso dallo slogan della settimana, "Famiglie insieme, protagoniste di accoglienza", e che vuol far riflettere sulla realtà dell'affido familiare in Italia.

Ad oggi, ricorda l'associazione, 23.100 minori non vivono né con i genitori, né con altri parenti; di questi 15.500 sono ospiti di strutture residenziali, mentre 7.600 sono accolti in affidamento familiare. Dalla parte dei bambini. "È ora d'iniziare a guardare alla famiglia dalla parte dei bambini", ha affermato il card. Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, in un videomessaggio inviato per l'occasione. "Troppo spesso", invece, la si considera "nella prospettiva degli adulti, dei loro desideri che sono mutevoli, spesso anche egoistici". Il porporato ha sottolineato l'esigenza di "creare una mentalità nuova", esortando a fare "di più, anche nella pastorale, proprio per far prendere consapevolezza alle persone sia delle necessità dei bambini, sia della nobiltà, della dignità, del valore che ha l'affido, e anche per prevenire, per quanto è possibile, le situazioni di disgregazione della famiglia". L'affido, secondo il presidente del dicastero vaticano, è "per le famiglie un'occasione, una chance, una possibilità per crescere e realizzare la loro propria vocazione, cioè l'amore-dono". La crisi dei tribunali minorili. Di adulti erroneamente anteposti ai minori ha parlato anche Pasquale Andria, presidente del Tribunale per i minorenni di Salerno, denunciando la "fase di estrema criticità" che attraversa la giustizia minorile. Oggi "siamo i giudici dei conflitti di coppia", ha stigmatizzato Andria richiamando le crisi delle "coppie di fatto", uguali a quelle coniugali che portano a una separazione. Ma se
per queste ultime è competente la magistratura ordinaria, in caso di contrasti tra genitori non sposati che coinvolgono figli piccoli (ad esempio per l'assegno di mantenimento) competenti sono i Tribunali per i minorenni. Così, però, si è realizzato un "passaggio dalla protezione del minore al protagonismo dei soggetti adulti coinvolti nella relazione familiare". E, proseguendo su questa linea, "c'è il rischio di una sostanziale omologazione" con i giudici ordinari e, di conseguenza, "una tacita abrogazione, di fatto, della magistratura minorile". Promuovere l'affido. Adriana Ciampa, dirigente delle politiche minorili del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, ha illustrato nel convegno di apertura della "Settimana" le attività di promozione dell'affido, a partire dal progetto "Un percorso nell'affido" avviato nel 2007 per "valorizzare l'esistente, promuovere un sistema partecipato di scambio di esperienze e creare reti". "L'obiettivo della tutela dei diritti dei minori - ha rilevato - si raggiunge sganciandosi dall'ottica dell'emergenza e intervenendo, anche e soprattutto con modalità preventive, sulla famiglia e sulle politiche per il suo sostegno e per il rafforzamento dei servizi di accompagnamento della genitorialità". Le ha fatto eco Frida Tonizzo, consigliere nazionale dell'Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie, evidenziando che "l'affidamento familiare è possibile e praticabile solo se c'è a monte un'adeguata organizzazione di servizi socio-assistenziali e sanitari e un lavoro integrato che si faccia carico non solo del supporto degli affidatari e del minore, ma prioritariamente del recupero della famiglia d'origine".

La dimensione del dono. "Oggi va riproposta e portata dentro alla responsabilità educativa" la "dimensione del dare, della generosità, della gratuità", ha sottolineato mons. Luigi Moretti, vescovo di Salerno-Campagna-Acerno, richiamando la necessità di "aiutare la persona e la famiglia" a "una dimensione di apertura, a ricreare i contesti e le comunità ove si costruiscono relazioni: o la famiglia oggi è solidale e aperta, o non va da nessuna parte". Mentre don Paolo Gentili, direttore dell'Ufficio Cei per la pastorale familiare, riprendendo gli Orientamenti pastorali della Chiesa italiana, ha invitato a puntare sulla "qualità delle relazioni umane" per "trasformare la nostra società".

a cura di Francesco Rossi (Salerno)

(AGENZIA SIR)

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