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12/05/12

Sentirsi amati


“Sono due i punti di partenza: la forte impermeabilità della società sul tema della vita nascente e la vita come valore inteso nella sua dimensione trascendente”. È a partire da queste premesse che stamattina, a nella sala “Vincenzo Gemito” di Napoli, è stata aperta la II Settimana del diritto alla Famiglia. L’incontro, promosso da Progetto Famiglia e incentrato sul tema “Custodire la vita. Essere famiglia tra fecondità e accoglienza”, dà il via ad una maratona di cinquanta eventi che, da oggi a domenica 20, toccheranno undici luoghi d’Italia raggiungendo centomila persone.

Le famiglie, non “fotocopie” ma “ricchezza di diversità”. “Piuttosto che parlare di vita, anche nei termini di un dibattito netto, la società preferisce rinchiudere la questione nell’alveo dell’autoreferenzialità della coscienza personale”, ha osservato Marco Giordano, presidente della federazione Progetto Famiglia e moderatore dell’incontro. “Le famiglie non sono fotocopie, ma custodiscono la ricchezza della diversità e dell’esperienza. La famiglia - ha proseguito - non è un fatto demografico, ma è una buona notizia, per i componenti, le altre famiglie, il vicinato e la società tutta. Perciò le famiglie hanno diritto ad un sistema di welfare attento, che difenda la vita. Una persona è contenta di vivere – ha concluso -se si sente amata. In ciascuno di noi c’è il progetto di Dio. E se custodiamo la vita, sarà lei a custodire noi”.

“Un destino che arriva fino all’eternità”. Per mons. Elio Sgreccia, presidente emerito del Pontificio consiglio per la vita, “si fa poco per il diritto alla nascita, dobbiamo impegnarci di più. Le strategie da mettere in campo sono diverse: c’è la via dell’annuncio della vita, la catechesi, la formazione. Il nostro – ha detto in un videomessaggio il bioeticista - è un destino che si apre col concepimento e va fino all’eternità”. Di esempi concreti e dell’attività delle case-famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII ha parlato Enrico Masini, responsabile del servizio maternità e vita dell’associazione fondata da don Oreste Benzi. “L’obiettivo è condividere la vita degli ultimi. Non limitarsi a dare volontariato, ma mettere la spalla sotto la croce delle persone che incontriamo, fino a portarle nelle nostre case, che sono vere famiglie, in cui non c’è chi aiuta e chi è aiutato, ma ci si aiuta insieme, come in ogni famiglia. Ciascuno di noi – ha concluso Masini - deve rimboccarsi le maniche e partecipare alla sfida dell’esserci. Compiendo quel sacrificio che fa sì che, nell’incontro con l’altro, realizziamo anche noi stessi”.

Senza accoglienza, nessuna giustizia. Di dignità dell’uomo e sistema normativo ha parlato il vicepresidente del Movimento per la vita, Giuseppe Anzani: “La legge non è tutto. E non è nemmeno sinonimo di giustizia, perché la vita c’è e canta il suo diritto di esserci. Senza il diritto alla vita la giustizia, d’altra parte, diventerebbe un folle sogno, un’illusione”, ha sottolineato. “L’uguaglianza - ha osservato il magistrato- è una bugia: è la disuguaglianza la nostra costituzione ontologica. Quindi la parola ‘giustizia’ dev’essere rimodulata, non significa trattare allo stesso modo tutti, ma va coniugata con la parola ‘accoglienza’. E dobbiamo stare attenti, perché sotto la crosta della crisi, pian piano, ci stiamo dando le spalle, ciascuno si chiude in sé e la presenza dell’altro diventa un problema”. L’editorialista di “Avvenire” ha poi parlato di aborto: “Sono oltre 50 milioni di aborti nel mondo, lo dice l’Oms. Questa è tutta vita concreta a cui rispondiamo ‘non c’è posto per te’. Abitare dentro un’altra persona – ha aggiunto Anzani - è l’atto più simbiotico che esiste. Però il grembo è il luogo più pericoloso in cui trovarsi, se nel nostro Paese sono in 120 mila, ogni anno, a non uscirne vivi. Senza nessuna colpa, se non quella di essere stati chiamati alla vita”.

“Nasko”, una rete per la vita. “L’offerta standard non basta. Non bastano gli interventi di sostegno al reddito, bisogna ascoltare le famiglie e offrire servizi che si adattano alle richieste”. Con queste parole Davide Sironi, dirigente della struttura di sostegno ai minori della direzione famiglia della Lombardia ha presentato il progetto “Nasko”, modello vincente di rete di servizi costruita intorno e per la vita. “Finora abbiamo salvato dall’aborto 1296 bambini che altrimenti non sarebbero nati. Il nostro – ha spiegato - è un metodo di lavoro condiviso: consultori e centri di aiuto alla vita collaborano nell’elaborazione di progetti di aiuto economico costruiti sulle esigenze di ogni donna. Non dobbiamo perdere di vista – ha concluso - il principio di sussidiarietà, che presuppone una visione dell’essere umano nel suo carattere di globalità”.

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Extra: Agenzia SIR