Mentre tutti si interrogano su come riformare lo Stato, su come superare la crisi economica che attanaglia ormai tutte le classi sociali, è giunto il tempo di trovare il coraggio di mettere al centro delle scelte politiche, economiche e sociali, temi quali la Vita e la Famiglia. Per lungo tempo la cosiddetta questione sociale è stata determinata e guidata dalla crescita e dall’emancipazione delle classi più povere, tesa ad una maggiore rivendicazione di diritti civili e sociali. Negli anni abbiamo, poi, assistito ad un dileguarsi dei confini di queste rivendicazioni e la questione sociale ha come gettato un ponte verso la questione antropologica, intrecciando e fondendo le due problematiche. Ci chiediamo: può la società, la comunità, la politica, la gente comune, disinteressarsi ai temi quali l’inizio e il fine vita, le manipolazioni biogenetiche? Può una persona rimanere neutrale rispetto ad essi? Uno sguardo distratto sì, ma un cuore attento certamente no! Per essere neutrali bisogna avere l’ipocrisia di non guardare.

Per impegnarsi bisogna avere l’audacia di saper vedere, con le ragioni della nostra ragione oltre che con la forza della fede. Ebbene noi vogliamo proporre il coraggio della speranza, la forza della testimonianza. Segni di vita e di speranza sono coloro che, nelle strutture pubbliche o nel privato, nei movimenti o nelle associazioni, ogni giorno si fanno carico della solitudine di una mamma cercando di renderla libera di non abortire, o delle tante famiglie che accolgono tra le mura domestiche bambini meno fortunati. Sono gesti di solidarietà, di speranza che ci autorizzano a credere che la Vita sia un dono, non solo per la famiglia stessa, ma per l’intera comunità. La famiglia è chiamata ad accogliere, custodire e a promuovere questo inestimabile valore personale e sociale. Ecco perché soffermarci sul tema Vita oggi più che mai è questione rilevante, decisiva per gli anni futuri.

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