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La giornata della dolcezza

Se volessimo dare un titolo alla giornata odierna, sarebbe sicuramente “la giornata della dolcezza”. Infatti siamo stati letteralmente a contatto per tutto il giorno con bambini bellissimi, gioiosi, festanti, espressivi, buffi, simpatici, dolci, da mangiare di baci…
Abbiamo iniziato con una visita alla nostra “gioielleria” come mi piace definire l’asilo “Maison de Rose“: tre aule, tre scrigni di pietre preziose. Le maestre hanno fatto convergere gli scolaretti tutti nell’area interna per la ricreazione, tutti con la loro divisa a quadretti rosa e bianchi. Appena entrati, ci hanno praticamente circondati: chi voleva toccarci le mani, chi voleva essere preso in braccio… È stato stupendo! Le maestre li hanno fatti cantare e ballare e noi con loro. Poi un saluto affettuoso a don Fabrizio da parte dei bimbi a cui ci siamo uniti volentieri con tutto l’affetto del nostro cuore.



Lasciata l’Oasi con due auto, ci siamo fermati in panetteria a comprare una cinquantina di baguette fresche e qualche barattolo di crema di latte. Poi abbiamo proseguito per una scuola elementare di periferia, ad una trentina di chilometri da Koupela, nel villaggio di Nohoungo, gestita da padre Joel, un parroco – oculista, adottato da una famiglia italiana da bambino, vissuto fino all’età adulta a Calvanico. Poi la “chiamata” e il rientro in patria dove gestisce con passione la “sua” scuola, tra l’altro molto bene, anche con l’attenzione giusta ai piccoli- grandi particolari, quali insegnare ai pargoli l’igiene delle mani prima dei pasti. L’anno scorso bravissimi insegnanti organizzarono uno spettacolo carinissimo per noi e quest’anno non sono stati da meno. I bambini hanno danzato per noi con diverse coreografie, facendoci molto divertire. Alcuni proprio con movenze ed atteggiamenti da vere star! A seguire abbiamo offerto loro la merenda con baguette farcite con crema di latte. Padre Joel dice che questi bambini non mangiano mai il pane: troppo costoso. L’ultima volta, per quelli che non sono passati alle medie, è stato l’anno scorso quando glielo abbiamo offerto noi… Di circa centocinquanta bambini in età scolare presenti nel villaggio, solo trentacinque frequentano la scuola. Gli altri restano per strada, nelle campagne, perché la retta scolastica annuale, compresa di un pasto discreto al giorno è troppo alta. Stiamo parlando di 38 euro all’anno! È un attimo. Decidiamo al momento di comunicare a padre Joel che per l’anno 2025-2026 il nostro gruppo adotterà almeno dieci bambini tra le famiglie più povere di Nohoungo allo studio. Al giovane Antonio, seduto a terra accanto ad alcuni piccoli mentre gustano questa prelibata merenda, “sudano gli occhi”… Anche a questa scuola regaliamo riso ed olio, a loro davvero graditi.



Rientrati a Koupela, ci fermiamo a San Lazar, purtroppo dai più conosciuta come la “casa delle streghe”. In questo centro realizzato dalla buonanima di don Pietro Ruzzi, vengono accolte donne abbandonate dalle famiglie, malate, cieche, dimenticate dal mondo. Ma anche uomini, in un piccolo edificio adiacente. Anche qui non manchiamo mai di fermarci a salutare una per una, se possibile, tutte le abitanti della casa. Quest’anno entriamo nelle stanze di due signore molto anziane, cieche, non autosufficienti. Chiediamo ad una di esse quanti anni abbia ed Elodie le rigira la domanda in moore. Lei risponde: “Non ricordo ma almeno sette!”, scatenando l’ilarità di tutti, al momento giusto in quanto piuttosto intristiti dallo scenario.

Purtroppo la Toyota ha un’altra volta una ruota a terra. Troppe le sollecitazioni di questi pneumatici nella savana, tra buche, sassi e radici acuminate del miglio e del mais rimaste come spade nel terreno dopo il raccolto. Mentre aspettiamo che il meccanico venga in nostro aiuto, compriamo in una bancarella dell’adiacente mercato alcune magliette della nazionale di calcio del Burkina Faso. Dopo pranzo non c’è praticamente tempo per riposare: alle 16 arriverà un centinaio di bambini del quartiere per una festa che abbiamo offerto loro. Su un’idea proposta da suor Elodie abbiamo acquistato per loro un centinaio di t-shirt più qualcuna per il nostro gruppo, con su affisso il viso di Albert e il logo “Gruppo Albert”. Quando i bambini arrivano, puntualissimi, vengono raccolti sotto la paiotte grande. Con Pasquale alla diffusione della musica, Giovanni ed Antonio nel ruolo di animatori e noi “vecchi” a seguirli nelle danze di gruppo, come si dice in gergo “spacchiamo”! I bambini si divertono moltissimo e piano piano, ballando ballando, con l’aiuto di Elodie che ci distribuisce magliette di taglie diverse, doniamo a tutti i bimbi una t-shirt aiutandoli ad indossarla. Poi la indossiamo anche noi continuando nei balli di gruppo. Alla fine, sudatissimi, sono le ore 17 più o meno all’altezza dell’equatore, facciamo qualche foto di gruppo. Poi apparecchiamo i tavoli con cento piattini e distribuiamo un ottimo pranzo a base di pesce (che i bambini di qui adorano) con tanta insalata, frittelle gustosissime, che fatichiamo a non “rubare” dall’enorme contenitore in cui le ha deposte madame Kafando, la cuoca, dopo averle cucinate. Ne avrà preparate più di trecento. Aggiungiamo per tutti anche due porzioni di pane e un’aranciata per ciascuno di loro. I bambini mangiano tutto e fanno anche il bis e il tris. Ragazzi più grandi e qualche genitore che si erano avvicinati vengono omaggiati anche loro del pasto. La festa si conclude con gli immancabili bon bon e, sempre su idea di Elodie, il regalo di un cubo grandicello di sapone (tipo il nostro sapone di Marsiglia), all’interno di un sacchetto, che i bambini porteranno alle loro mamme per lavare i loro indumenti e loro stessi. Stanchi, sudati, le mani sporche di grasso ma felici, rientriamo nel soggiorno dell’Oasi, dove consumiamo i nostri pasti ma, soprattutto, dialoghiamo, raccontiamo le nostre esperienze in Africa, ci raccontiamo, approfondiamo e rinsaldiamo una splendida amicizia.