news/

L’ultimo saluto al papà di Elodie. Preghiere, festa e riflessioni

Suor Elodie e le altre suorine sono stanchissime. Ieri sera sono rientrate alle ventitré per aiutare la sua mamma a cucinare e preparare bibite per nutrire le centinaia di ospiti che vanno e vengono dalla sua casa natale in questi giorni di celebrazione del funerale del suo papà. Eppure alle quattro del mattino sono già di nuovo in azione.

Alle 7.00, orario convenuto per la colazione, rientrano all’Oasi ma solo per poco. Alle 8:00 bisogna essere nella enorme chiesa di Sant’Albert per la messa che conclude le celebrazioni religiose per tutti i defunti. Suor Caterina e padre Jan, insieme ad altre suorine e postulanti arrivano in quei minuti da Ouaga. Sono partiti alle 5:00 per arrivare puntuali. Colazione frugale e, per tempo, siamo tutti in chiesa.

Tantissima gente, tantissime famiglie ma anche fedeli del quartiere, riempiono i numerosi banchi disponibili. Tantissimi bambini, piccoli e grandicelli, tutti perfettamente composti ai loro posti per una funzione che durerà circa due ore, pronunciata tutta in lingua moore, con tanti canti, balli sul posto e le caratteristiche “grida” di giubilo delle donne. Per noi, chiaramente individuabili rispetto alla popolazione locale, il parroco riserva una traduzione della predica dal moore al francese… Per fortuna Marina aveva scaricato le letture di oggi e il Vangelo in italiano sul suo telefonino, così riusciamo a seguire abbastanza bene la funzione. All’uscita, intorno alle 10:00, il sole picchia forte. Salvio ed io saliamo dietro sul cassone del pickup nero mentre Caterina si mette alla guida per accompagnarci a casa di Elodie. Per fortuna il tragitto sarà breve. Le lamiere sono roventi e non sappiamo dove appoggiare le mani e la schiena mentre i sobbalzi delle strade rosse, sterrate e molto irregolari, ci spingono da una parte all’altra nonostante la guida prudente di Caterina.

Invito Salvio, a tal proposito, a riflettere sulle scene viste più volte in questi giorni: camion dalle alte sponde, stracarichi di bestiame sul fondo e tutto intorno, sui bordi, di persone, donne, bambini, uomini, che viaggiano ore ed ore sotto il sole lungo le poche strade di questa nazione, per raggiungere la capitale o altre destinazioni. Dev’essere terribile… E’ curioso come l’esperienza appena appena fastidiosa (ma solo per il gran caldo) di questo “strappetto” sul cassone dell’auto, sia diventato in un attimo per me un metro di paragone con situazioni drammatiche di cui quotidianamente sentiamo parlare o vediamo nei reportage giornalistici. Così, nei pochi chilometri che percorriamo mi sfilano davanti agli occhi i viaggi di milioni di disperati su mezzi di fortuna dalla pancia dell’Africa o di altri luoghi poverissimi della Terra verso il Mediterraneo; e, ancor di più, le traversate di migliaia di poveri derelitti, dentro barche o gommoni fatiscenti, a combattere contro la paura della morte, il freddo, la sete, respirando fumi di gasolio… Io, se solo potessi avere un’alternativa, scenderei subito dal cassone del pick up, perché mi sta creando disagio anche se per due, tre chilometri. E chi non ha alternative? Dove trova la forza, la determinazione di andare avanti? Noi lo vorremmo per i nostri figli, per noi stessi? Possibile che il destino di un essere umano sia deciso per sempre dal volo di ciniche cicogne? Bisogna cambiare rotta prima che sia troppo tardi. Rimettere la dignità umana al centro dei progetti delle nazioni. E le nazioni più ricche, diventate più ricche a discapito di altre, hanno maggiori responsabilità in tal senso. Se non accadrà, i lupi sbraneranno gli agnelli ma poi si sbraneranno tra loro…

Arriviamo a casa di Elodie che la festa è in pieno sviluppo. Stringiamo mani a destra e a manca, i bambini trotterellano intorno a noi chiamandoci “nasara”, allegri e festanti, con i loro occhi e i loro sorrisi luminosi. Entriamo nel cortile con suor Caterina e andiamo a salutare la madre di Elodie e i suoi parenti più prossimi. Poi ci sediamo in un angolo del cortile, dove restiamo comodi e freschi a chiacchierare e a consumare del buon cibo – scegliamo riso e due tipi di carne – e a bere birra e una bevanda tipica di qui: il bissap (bevanda estratta dal fiore del karkadè). Elodie vorrebbe offrirci anche del vino ma sono solo le 10.30 del mattino, siamo a 36 – 37 gradi centigradi di temperatura esterna e non ci sembra il caso. Pasquale osa bere il dolò, che provo a riassaggiare solo per avere la conferma che non fa per me. Oltre i laici, giungono anche tante suore e preti, sia presenti alla celebrazione odierna che di altre parrocchie.

Koupela è una piccola cittadina e la rete dei contatti è molto fitta. Perfino noi, che ancora spesso stentiamo a riconoscere i visi delle persone da un anno all’altro, siamo ormai abbastanza conosciuti da alcuni negozianti e figure ecclesiali dopo tanti anni di frequentazione di questi luoghi. Arriva da Ouaga anche il “nostro” Willie. Conosciuto adolescente a Koupela, sempre sorridente e buono d’animo, è diventato un bellissimo ragazzo di circa due metri. Giunge in un tipico abbigliamento locale, bianco con un cappello nero che lo fa sembrare ancora piu alto. Siamo reciprocamente felici di rivederci e ci promette che a Ouaga nei prossimi giorni ci farà conoscere la sua fidanzata, Fleour, che sta per laurearsi in Biotecnologie. Davvero un bel traguardo. Lui è diventato un bravo elettricista grazie all’impegno paterno della buonanima di Peppe Laudato, che lo aveva accompagnato negli studi.

C’è una musica allegra e ritmata, tipicamente africana, che diffonde da una grande cassa stereo posta nei pressi del cancello. Su un lato dell’ingresso è stato posta una gigantografia del defunto papà di Elodie, così come un piccolo altarino con simboli cristiani e un’altra sua foto nei pressi dell’abitazione interna. Dopo un po’ lascio la mia postazione e inizio a giocare con tanti irresistibili bambini, che fanno a gara a mettersi in posa per una foto e poi, quando le faccio scorrere ad una ad una, mostrandogliele, declamano ad alta voce il nome del bimbo nell’immagine. Si divertono un mondo… Con poco.

Nel pomeriggio una bella chiacchierata con Caterina su diverse interessanti tematiche. Poi in serata con il pick up aiutiamo Elodie a riportare indietro quanto servito per la festa di questi giorni: casse ed amplificatore alla parrocchia della cattedrale; grosse pentole in ghisa e tantissime sedie all’Oasi, guidando sulle strade buie e dissestate della cittadina perfettamente a nostro agio. A fine giornata programmiamo l’uscita di domani che ci vedrà inaugurare il decimo pozzo del Gruppo Albert.