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Ultimi saluti

Lasciamo l’Oasi di Santa Teresa e Koupéla con il solito nodo alla gola, questa volta mitigato un po’ dalla presenza di Elodie che viaggerà con noi per Ouaga. Dobbiamo rifornire le nostre due auto di carburante ma i primi “approcci” alle stazioni di servizio falliscono per mancanza di energia elettrica, che blocca l’erogazione del gasolio. Per fortuna dopo Zorgho, troviamo un distributore funzionante.

Mentre attendiamo il rifornimento della seconda auto, mi si avvicina un bambino, tra gli 8 e i 10 anni, con il tipico barattolo grande di latta (che inizialmente conteneva conserve di pomodoro) legato con una fettuccia al collo. Un recipiente fondamentale per questi bambini che vivono per strada: serve loro per mangiare, per bere, per l’elemosina. Eh, sì, purtroppo ora i bambini qui non chiedono più solo i bon bon, almeno quelli che vivono nelle poche cittadine o ai margini di esse. Chiedono anche soldini. E questo, ci spiega Elodie, per una interpretazione (volutamente) erronea del Corano, secondo la quale è corretto che i bambini vadano a chiedere l’elemosina per sostenere la famiglia. Le famiglie musulmane che obbligano i loro figli a comportarsi così sono tante; sottraggono i bambini alla scuola, alla loro infanzia e, alla sera, al termine del vagabondaggio, li portano nelle scuole coraniche per l’indottrinamento. Non sono un teologo né uno studioso delle varie religioni del pianeta ma da uomo della strada non trovo corrette né eticamente né pedagogicamente queste scelte genitoriali nei confronti di questi piccoli innocenti.

Dopo circa due ore di cammino arriviamo in prossimità di Saaba, dove Caterina ci aspetta per pranzo alla Cittadella Martin ma, prima, ci concediamo una sosta culturale al Museo delle rocce scolpite, che si trova a poca distanza. Pagati i biglietti di ingresso, una guida ci accompagna e ci spiega, con l’aiuto di Elodie che fa da traduttrice dal francese all’italiano, ciò che stiamo vedendo in una vasta area all’aperto. In sostanza ogni due anni, artisti scultori provenienti da tutta l’Africa ma anche, in piccola parte, da altri luoghi del mondo, si riuniscono in questa zona, individuano una roccia (ce ne sono tante) di loro interesse e la scolpiscono, realizzando opere ispirate a diverse tematiche: la pace, le tradizioni locali, il passaggio dall’età antica a quella moderna, le leggende, i simboli, ecc. È tutto molto interessante e piacevole ma dopo più di un’ora sotto un sole che “picchia” più di un pugile, nonostante la scorta d’acqua e cappelli a falda larga, siamo pressocché esausti. Per questo motivo concludiamo prima una visita che avrebbe richiesto almeno un’altra ora.

Dopo un pranzo veloce alla Cittadella, dove lasciamo anche tutte le nostre valigie, nel primo pomeriggio ripartiamo anche con suor Caterina per recarci all’ospedale Civile di Ouaga, dove incontreremo la dottoressa Solange Yougbare, Responsabile del reparto di Pediatria e della Pediatria di Urgenza. Solange già l’anno scorso ci aveva chiesto aiuto per cambiare i materassi delle stanze del suo reparto, ormai logori, consunti, pieni di crepe. Purtroppo qui non esistono lenzuola e federe ospedaliere e i bambini (così come anche gli adulti) si sdraiano su questi letti frapponendo tra il giaciglio e i loro corpo solo magari un foulard, un pareo. Sono in eco-pelle perché così è più facile ripulirli dei liquidi biologici (sangue, urina, altro) che inevitabilmente finiscono per imbrattarli. Ma il loro lavaggio continuo, magari anche con disinfettanti aggressivi, ne causa un consumo precoce.

Incide anche l’elevato numero di pazienti che questo reparto “sopporta”: ogni mese circa 1900 bambini transitano per questo Pronto Soccorso; alcuni dopo i circa 400 parti cesarei urgenti che si effettuano al mese! Solange ci riceve con gioia. Aveva già iniziato a comprare e a cambiare i materassi quando il Gruppo Albert dall’Italia le aveva comunicato di essere in grado di sostenere la spesa per i trenta di cui aveva bisogno. E lei ne ha lasciato qualcuno da cambiare, facendolo fare a noi stessi come piccola cerimonia inaugurale. Ci permette anche di scattare qualche foto e qualche video. Passiamo così di stanza in stanza tra tanti bambini malati, a volte di malaria; tantissimi prematuri, con difficoltà respiratoria; alcuni malnutriti. Certi neonati sembrano così fragili che si ha paura di fargli del male anche solo a guardarli… Mamme pazienti e silenziose sono al loro capezzale, ciascuna con la propria sofferenza, la propria preoccupazione per il proprio piccolo. Rispondono, tuttavia, con dolcezza a qualche nostra domanda; ci lasciano sfiorare con una carezza i loro figlioletti. Distribuiamo, soprattutto a loro, un po’ di caramelle come gesto di amicizia e di solidarietà. Chi di noi viene per la prima volta in questo luogo, cela a malapena la commozione. La giornata si conclude al Centro dell’Artigianato della capitale, dove restiamo un po’ a muoverci tra i vari stand e a contrattare sul prezzo di ciò che ci interessa comprare (qui è la regola. Quasi si offendono se accetti il loro primo prezzo), da portare in dono a parenti ed amici in Italia.