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Diario di Bordo – Giorno 2: Al pozzo di Mena
Oggi le emozioni sono state tante, intense e profonde.
Ci siamo alzati presto per raggiungere un villaggio vicino a Koupela, dove abbiamo costruito un pozzo che dedicheremo a Mena, la nostra cara amica di Ravello.
Siamo partiti a bordo dello scuolabus e abbiamo percorso la strada per tre ore, fino a quando un imprevisto ci ha costretti a fermarci: abbiamo bucato una gomma.
Fermi sul ciglio della strada, ho trovato un momento per raccogliere le idee e ripensare alle emozioni vissute in queste ore. Lungo il tragitto, abbiamo attraversato villaggi e file di piccoli “negozi” sparsi lungo la via.
Ci siamo fermati per una colazione veloce alla Total e poi al mercato locale: che esperienza unica camminare tra le baracche di lamiera, osservando i venditori che, senza fretta, trascorrono qui le loro giornate.
La sosta forzata per via della gomma bucata ci ha dato l’opportunità di condividere un po’ di tempo con le persone del villaggio che gentilmente ci hanno messo a disposizione delle sedie all’ombra di un albero, dove siamo rimasti per circa un’ora, godendo della loro compagnia semplice e affettuosa.
E poi i bambini… spuntano come funghi, bellissimi e di ogni età. Ci osservano dapprima timidi, con curiosità e cautela, poi, poco a poco, si avvicinano e ci stringono la mano. E, in quell’istante, anche il nostro cuore si stringe.
Nei loro occhi, nei loro sorrisi silenziosi, troviamo un senso profondo per il nostro essere qui.
Una volta sostituita la gomma, siamo ripartiti e, dopo un’altra ora di viaggio, siamo arrivati al villaggio. Alcuni abitanti ci attendevano già, pronti a guidarci verso la meta sui loro motorini, visto che le strade non esistono. Al nostro arrivo, un centinaio di bambini ci ha accolto con canti, applausi e sorrisi che illuminavano i loro volti. Che emozione indescrivibile!
Ci hanno accompagnato all’ombra di un grande albero, dove i capi dei villaggi vicini ci attendevano per la cerimonia di benvenuto. Con grande ospitalità, ci hanno offerto una bevanda locale e una birra prodotta da loro. Nel frattempo, alcuni uomini hanno iniziato a ballare e suonare i bonghi con un’energia travolgente. Abbiamo portato in dono tre sacchi di riso e tante caramelle per i bambini, mentre loro hanno voluto ricambiarci con abiti tradizionali e addirittura una capretta, che abbiamo caricato con cura a bordo del nostro scuolabus.
La cerimonia di inaugurazione del pozzo è stata semplice ma toccante. Abbiamo affisso la targa dedicata a Mena e scattato le foto di rito. I bambini, uno dopo l’altro, si sono messi in fila per le caramelle: i loro occhi brillavano di felicità, ed è stato un momento di pura gioia.
Dopo la cerimonia, siamo partiti per raggiungere l’oasi di Koupela, dedicata a Santa Teresa, dove suor Elodie e le altre suore ci hanno accolto con calore, cantando e suonando i bonghetti. Ci hanno preparato un pranzo semplice e delizioso, e insieme a loro abbiamo visitato i piccoli della Maison de Rose, tutti in vestitini rosa e con occhi profondi che sembravano parlare. Che emozione vederli così belli e pieni di vita!
Non posso nascondere la fatica del viaggio lungo e polveroso: senza aria condizionata, il caldo si è fatto sentire. Durante il ritorno, mandavo foto agli amici, e ho ricevuto messaggi di gratitudine: “Grazie per quello che fate, grazie per quello che date.”
Ma riflettendo su queste parole, continuo a pensare che il “peso” di quello che stiamo dando è ripagato mille volte da ciò che riceviamo. L’affetto dei bambini, la fraternità con gli altri missionari, la gioia di condividere e l’accoglienza sincera di queste persone, pur nella loro povertà, ci arricchiscono e ci fanno sentire bene.
Patrizia, missionaria del viaggio di novembre 2024